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Carenza di autisti dell’Asp: le ragioni spiegate da uno di loro

Stipendi bassi, “nastro lavorativo” lungo, responsabilità di mezzo e passeggeri, rischio di aggressioni ed incidenti

Al bando precedente non si era presentato nessuno; per quello scaduto la settimana scorsa ancora non si sa quanti candidati si siano fatti avanti.
Fare l’autista di autobus per l’Asp non è più un posto ambito. Come non lo è più, in generale, fare l’autista di bus.
Le difficoltà le conferma Gaetano Leopardo, autista di autobus Asp, Rsa dell’azienda e segretario provinciale della categoria per la Cgil.
«Oggi l’età media degli autisti Asp è di 52 anni. Il più giovane in servizio ha 37 anni ma gli altri sono tutti già molto vicini alla pensione. Nell’arco di 2-3 anni se ne andranno in 12 e nel giro di 7 anni serve un turn over quasi completo».
Ma di autisti nuovi non se ne trovano.
«Già ora siamo in affanno per coprire tutte le linee e se ci si riesce è solo grazie alla disponibilità degli autisti a fare straordinari. E’ solo per senso di dovere e senso di responsabilità che non si sono interrotte le linee considerando che si è già ricorsi anche al servizio taxi per le frazioni, come previsto da un apposito appalto».
Ma perchè in così pochi vogliono fare gli autisti degli autobus?
«La ragione principale è quella economica – spiega ancora Leopardo – Oggi un autista con tanti anni di assunzione arriva a prendere 1500 euro al mese; i neo assunti intorno ai 1200 euro. E per arrivarci hanno fatto un investimento reale fra i 3 e i 4 mila euro per prendere la patente e le certificazioni richieste.
Poi bisogna tenere conto dell’ambiente di lavoro: sull’autista pendono responsabilità penali, civili, quelle del mezzo e delle persone che trasporta. E non tutti si sentono di assumersele. A fronte poi, spesso, di insulti e minacce perchè noi siamo la “prima linea” dell’Asp, quelli più abbordabili e contro i quali si scagliano tutti quelli che hanno qualcosa da ridire contro l’azienda. Anche se non riguarda specificatamente il trasporto. A questo si aggiunga che dobbiamo rispettare un “nastro lavorativo” di 15 ore, ovvero il lasso di tempo in una giornata entro il quale ci vengono assegnate le ore di servizio. Anche se, ad onor del vero, con un contratto interno l’Asp ha concentrato in meno ore le ore effettive di lavoro».
Ma è vero che molti autisti hanno lasciato l’Asp per andare a lavorare per i privati?
«Sì, è vero – risponde Leopardo – qualcuno continua a fare l’autista di autobus per le linee private mentre altri sono passati a guidare i camion per trasporti in giornata: hanno meno responsabilità, orari di lavoro certi e sempre gli stessi, sabato e domenica liberi, stipendi più alti, meno responsabilità. Con l’esplosione dell’e-commerce e dunque della consegna delle merci a domicilio, quello è un settore che dà ottime soddisfazioni a chi ha le patenti come le nostre».

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