Le proteste dei lettori
La buona notizia dell’abolizione, a partire dall’inizio di marzo, del ticket sui farmaci in tutta la Regione Piemonte, ha creato non pochi equivoci ai banchi delle tante farmacie. Comprese quelle astigiane.
Anche in redazione sono giunte numerose segnalazioni di lettori che hanno “smentito” quanto scritto dai giornali e riferito dalla Regione.
«Non è vero che siano stati aboliti, stamattina sono andata in farmacia e me li hanno ancora fatti pagare».
Quello che si continua a pagare nelle farmacie piemontesi, non è il ticket, ovvero la quota fissa di partecipazione sui farmaci mutuabili, ma la differenza di prezzo fra il farmaco generico e quello originale.
Quota fissa sparita dal primo marzo
La quota fissa, che era stata introdotta nel 2002 per contribuire all’ingente spesa farmaceutica regionale, era di 1 o 2 euro su farmaci mutuabili a carico dei pazienti che non avessero l’esenzione per reddito, età o patologia.
Secondo le statistiche, erano relativamente poche le persone che dovevano pagare questo ticket: sia perchè le categorie di esenzione erano piuttosto estese, sia perchè era applicato a farmaci di nuova generazione coperti da brevetto. Complessivamente pagavano il ticket poco più di 1 milione di piemontesi.
Confusione di termini
Abolito questo, chi si reca in farmacia può vedersi richiedere il pagamento di una piccola somma che non va inteso come ticket regionale, ma semplicemente come differenza di prezzo fra il farmaco generico e quello “marchiato”.
Se si sceglie il generico, il costo è interamente coperto dal sistema sanitario regionale e nulla si dovrà aggiungere; se si preferisce scegliere il secondo, allora il farmacista chiede legittimamente la differenza di prezzo fra i due.