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Attualità

Un’imitazione che risale all’Antica Grecia fa conquistare il posto ad Harvard ad un’ellenista di Coazzolo

Prestigioso incarico per la dottoressa Milena Anfosso

Importante traguardo per la ricercatrice

Milena Anfosso, la grecista di Coazzolo che a soli 30 anni ha conquistato un posto nell’Olimpo mondiale dei ricercatori di lingue antiche, ha conquistato un altro importante traguardo.

Pochi giorni fa è stata selezionata per entrare a far parte dello staff di ricercatori del prestigioso Harvard University Center for Hellenic Studies di Washington (nella foto), il più importante centro di ricerca a livello mondiale sulla Grecia Antica.

Il suo progetto di ricerca, scelto fra migliaia di altri provenienti da tutto il mondo, deriva direttamente dalla sua tesi di dottorato sostenuta alla Sorbonne e prossimamente verrà pubblicato come monografia andando ad arricchire ulteriormente la biblioteca del Center for Hellenic Studies che conta attualmente circa 6500 volumi.

La dottoressa Milena Anfosso

Ha fatto luce su un testo di Timoteo di Mileto

La dottoressa Anfosso, infatti, ha fatto luce su un passaggio finora oscuro della letteratura greca, oggetto di controversie dalla scoperta del papiro agli inizi del Novecento fino ad oggi.

Si parla di un testo greco scritto da Timoteo di Mileto che è stato interpretato dall’ellenista astigiana grazie alla sua conoscenza non solo del greco antico, ma anche di altre lingue (seppur frammentarie) parlate in Asia Minore nel V secolo avanti Cristo, in particolare il frigio e il lidio.

 

Ha riconosciuto un’imitazione linguistica

«Grazie alle mie ricerche – spiega direttamente la dottoressa Anfosso – sono riuscita a capire che  Timoteo di Mileto, vuole offrire un’imitazione della parlata di un umile soldato semplice proveniente dalla zona dell’antica Celene, in Turchia centrale, quindi con degli errori in greco dovuti a fenomeni linguistici presenti nel frigio e nel lidio. È un po’ come quando i nostri comici italiani imitano un tedesco, un americano, o un francese che parlano italiano: quello che dicono non è sicuramente in italiano corretto, ma il loro obiettivo è dare un’impressione dell’“accento” dello straniero che imitano.

 

La mia monografia aiuterà sicuramente a comprendere meglio il passaggio in questione, troppo spesso sottovalutato dalla critica, nonché la situazione multilingue che caratterizzava l’Asia Minore occidentale nei secoli della dominazione persiana».

Grazie al suo incarico ad Harvard, si potrà dedicare in modo esclusivo all’espansione della sua ricerca i cui risultati parziali sono già stati presentati in numerose conferenze internazionali.

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