Per niente terminata l’indagine nell’ambito dell’operazione della Guardia di Finanza “Capisci ammè” sui crediti fantasma in relazione al superbonus edilizio.
Proprio ieri è stato eseguito un altro arresto. In manette è finito un imprenditore di 64 anni, C. C. di Castelvolturno, provincia di Caserta che, finora, era riuscito a sottrarsi alle indagini. Contestualmente gli sono stati sequestrati beni per circa 465 mila euro.
Quella su cui continuano a lavorare i finanzieri astigiani, è una indagine che ha consentito di far risparmiare 2 miliardi di euro alle casse statali.
Grazie infatti alle indagini condotte incrociando i risultati delle varie banche date, finora è stato possibile “congelare” i cosiddetti cassetti fiscali dai quali gli imprenditori attingono i rimborsi.
Nella tranche di oggi, è stato disposto un ulteriore blocco di crediti per circa 200 milioni di euro riconducibili a 2 società e ad una trentina di persone fisiche. Le sedi dichiarate delle società di cui erano soci le persone fisiche attenzionate dalla Finanza, erano in Campania, Emilia Romagna, Marche, Piemonte, Puglia e Veneto.
Inizialmente non erano state intercettate nel filone principale dell’indagine, ma continuando a scavare, i loro soci sono risultati intestatari di parte Iva nonostante la loro completa indigenza. Le società, poi, erano inattive, evasori totali sconosciuti al fisco. Dunque tutti considerati delle “teste di legno” impiegate solo per far nascere delle società fittizie.
Anche in questo caso, come già era accaduto nelle prime fasi dell’indagine, la Guardia di Finanza non si è limitata all’incrocio dei dati, ma ha verificato sul campo che i lavori dichiarati e per i quali si chiedeva il credito, erano stati eseguiti su immobili non posseduti o addirittura inesistenti.