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Cronaca
Il caso

Asti, la Ferrari si oppone al dissequestro della finta F430

Il pm ha chiesto l’archiviazione del caso, ma la Casa di Maranello non è d’accordo. Mentre il proprietario della Toyota “truccata” da Ferrari ne aspetta la restituzione

Non c’è pace per la (finta) Ferrari 430 sequestrata a fine novembre dalla Guardia di Finanza ad un giovane astigiano, Cesare D’Alba che da allora ne attende la restituzione.
In quella che è stata un’indagine lampo, il pm che si è occupato del caso ha effettivamente ritenuto che non vi fossero elementi di irregolarità nella curiosa scelta dell’auto dell’astigiano e ha chiesto l’archiviazione del fascicolo. Ma a questa richiesta si è fermamente opposta la casa madre di Maranello, così sarà il Gip a dire l’ultima parola su un caso che ha fatto il giro del web e dei giornali.
Da qualche tempo per Asti girava questa Ferrari che, di fuori e ad un occhio inesperto, sembrava in tutto e per tutto una vera F430. Con guida a destra, per giunta, perché immatricolata nel Regno Unito ma regolarmente importata in Italia dove era stata sottoposta a nuova immatricolazione e revisione.
Il problema non era la guida a destra, né la sua origine britannica, ma il fatto che si trattasse, in realtà, di una Toyota MR Coupè trasformata in tutto e per tutto in una “rossa” del cavallino rampante.
Carrozzeria, sedili, interni, volante, ruote, colore: tutto parlava Ferrari. Comprese le scritte e l’inconfondibile marchio del cavallino rampante. Proprio l’ostentazione di questi simboli distintivi è entrata nell’ipotesi di accusa della Guardia di Finanza che sospettava si trattassero di scritte e applicazioni “tarocche”. E questo era l’unico reato contestato a D’Alba che si è visto sequestrare la sua amata auto sportiva.
Non solo. La Toyota travestita da Ferrari è stata sottoposta ad una accurata analisi da parte dei tecnici del cavallino, arrivati direttamente da Maranello per verificare se marchi e simboli erano veri, cioè venduti nella grande attività di merchandising gestita dalla Ferrari o contraffatti. Scritte e tondini con il marchio Ferrari erano assolutamente originali. Questa conclusione è bastata al pm per chiedere il proscioglimento di D’Alba, difeso dall’avvocato Lamatina, ma non alla Ferrari che punta a non lasciare in circolazione delle “imitazioni” dei suoi modelli esclusivi.

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