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Asti, l’accusato principale della bomba al tribunale è l’omicida dello chef di Calliano

Chiuse le indagini della Squadra Mobile a carico di Gianpaolo Nuara e di altrei tre complici. Pochi giorni prima dell’attentato cercava una miccia lunga

In un mese Gianpaolo Nuara, 42 anni, ha collezionato una condanna in appello per l’omicidio dello chef di Calliano Pietro Beggi, un arresto per una lunga serie di assalti esplosivi a postamat e bancomat e, ultima in ordine di tempo, l’accusa di essere stato colui che ha fatto esplodere la bomba carta nei pressi del tribunale di Asti nella notte fra il 6 e il 7 ottobre del 2019.

Dettagli dell’indagine durata oltre un anno sono stati forniti poco fa dalla Polizia di Asti durante una conferenza stampa tenuta dal dirigente commissario capo Federico Mastorci.

La bomba era esplosa all’1.40 del 7 ottobre, un lunedì, davanti ad un ingresso secondario dell’Archivio di Stato in via Duccio Galimberti, nel “quadrato” in cui si trova il tribunale di Asti, davanti ad un contatore del gas che per fortuna non riportò danni. Uno scoppio potentissimo che aveva svegliato i residenti di mezza città. La prima ad intervenire  fu una pattuglia della Volante che rilevò i danni e chiuse l’area per consentire alla Polizia Scientifica di fare i rilievi. Subito dopo intervenne la Squadra Mobile per iniziare le indagini. A preoccupare quel cartello apposto sul luogo dello scoppio con la scritta: “Ringraziate a Pavone Deodato Amerio Morando morirete tutti” con il disegno di una bomba in basso.

I quattro magistrati (due pm e due giudici) vennero messi sotto scorta nei giorni immediatamente seguenti anche perchè nella mattinata stessa di quel lunedì, intorno alle 11, arrivò una telefonata anonima che annunciava un’altra esplosione dentro il tribunale di Asti e, il giorno successivo, stessa telefonata arrivò al Tribunale di Vercelli. Per fortuna gli artificieri intervenuti in entrambi i casi avevano escluso la presenza di ordigni e di pericoli.

A Vercelli, nella stessa mattinata in cui arrivò la telefonata anonima, era in calendario una delle udienze di primo grado in cui Gianpaolo Nuara doveva rispondere dell’omicidio dello chef di Calliano avvenuto a Capodanno del 2000.

Le indagini della Squadra Mobile si sono subito concentrato sul mondo dei sinti, perchè è fra loro che il procuratore aggiunto Paone viene chiamato impropriamente con il cognome sbagliato di “Pavone”. Sono stati messi sotto intercettazione 104 telefoni, sono state apposte cimici su una ventina di auto e ascoltate oltre 200 mila conversazioni telefoniche per arrivare a restringere la rosa dei sospetti.

Il commissario capo Mastorci ha parlato di un lavoro che ha portato a raccogliere numerosi indizi contro Gianpaolo Nuara sia come ideatore che come esecutore materiale dell’attentato. A supporto di questa ipotesi, fra le altre cose, anche la circostanza secondo la quale nei giorni immediatamente precedenti lo scoppio della bomba, Nuara aveva fato “spesa” di tutti i componenti utili e, in particolare, ha cercato in più posti una miccia abbastanza lunga da poter dare fuoco senza farsi male.

A carico di Nuara, poi, pesa la sua competenza in fatto di materiali esplosivi, cosa confermata anche dal recente arresto per gli assalti alle casse continue, Postamat e Bancomat.

Con lui sono indagate altre tre persone, dei quali 2 astigiani e un torinese: G. D. R. di 44 anni, G. S. di 46 anni  e una donna, C. D. coetanea di Nuara.

Le indagini, per questione di competenza su casi che vedono coinvolti magistrati astigiani, sono state coordinate dal pm Enrico Pavone della Procura di Milano che ha già notificato l’avviso di conclusioni indagini per il reato di minaccia a corpo giudiziario aggravata da uso di arma.

Più sfumato l’aspetto del movente che avrebbe spinto Nuara (e i tre che lo hanno aiutato prevalentemente per questioni logistiche di spostamenti in auto). La Squadra Mobile ha immaginato la volontà di creare una forte pressione sui magistrati in relazione ai suoi numerosi processi aperti, soprattutto quello sull’omicidio Beggi. Forse anche non tenendo conto che sarebbe stato tratto, per competenza territoriale, dal tribunale di Vercelli e non di Asti.

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