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Cronaca
Squadra Mobile

Asti, quegli spari al Pronto Soccorso senza un bersaglio preciso sono figli di violenza e voglia di vendetta

Lo sparatore si è presentato con una pistola carica per “vendicare” l’amico fraterno che era stato selvaggiamente pestato ad una festa

Emerge qualche dettaglio in più dalla complessa indagine della Squadra Mobile di Asti che questa mattina ha eseguito quattro arresti per gli spari al Pronto Soccorso avvenuti nell’aprile dello scorso anno e per una intensa attività di spaccio di droga.

Due degli arrestati, Maximilian Vettoretti e Samuele Cestari si trovavano già in carcere per altre cause mentre Angelo Palumbo e Salvatore Buttaci erano in libertà.

Il lungo lavoro di ricostruzione di quanto accaduto il giorno di Pasquetta al Pronto Soccorso di Asti, dopo la mezzanotte, si è basato su testimonianze dei presenti al momento degli spari, sulla visione delle immagini delle telecamere di sorveglianza sia dell’ospedale sia di quelle sulle strade lungo il percorso seguito dall’auto dalla quale è sceso lo sparatore, sulla geolocalizzazione dei telefoni cellulari degli indagati e sulla base di alcune intercettazioni telefoniche ed ambientali disposte dopo aver individuato la “rosa” di sospetti.

Il dato più importante che balza all’occhio è che non esiste un vero movente per quanto accaduto: sono stati esplosi due colpi di pistola ad altezza uomo contro gruppi di persone che, a vario titolo, si trovavano fuori dal Pronto Soccorso e non c’è un perchè. Altissimo il rischio di colpire, anche a morte, qualcuno sulla linea di tiro come ricostruito sia dai testimoni che dalla telecamera esterna dell’ospedale.

Poco prima, a bordo di due Panda, erano  arrivati due gruppi di donne molto preoccupate ed affannate che chiedevano se fosse stato ricoverato Samuel Cestari. Alla risposta negativa dell’addetta al triage, le donne si erano  allontanate continuando a telefonare per rintracciare il ragazzo. Fra queste donne c’erano  la madre, la sorella e altre parenti di Samuel.

Erano appena uscite dal Pronto Soccorso quando è arrivata una Mini Countryman (di qui il nome dell’indagine), si è fermata e dal lato passeggero è sceso un ragazzo che, pistola in mano ha tirato due colpi ad altezza uomo, con il braccio teso e mano ferma, in direzione del gruppo di donne. Poi è risalito sulla vettura che si è dileguata.

Secondo le indagini della Procura e della Polizia, alla guida della Mini c’era Angelo Palumbo, zio di Max Vettoretti che viaggiava al posto del passeggero e che è colui che ha materialmente sparato i colpi. In auto con loro un terzo uomo che però non ha avuto parte nello sparo.

Ma non è stata una “spedizione punitiva” come creduto in un primo tempo contro Cestari e la sua famiglia. Bensì il contrario, perchè Vettoretti e Cestari sono legati da una strettissima amicizia (tanto da essere accusati entrambi di detenzione e porto illegale di armi, anche rubate e di detenzione ai fini di spaccio di droga). Quella sera si era sparsa la voce che Cestari stava male a causa di violenti traumi al volto e che per questo si fosse fatto portare al Pronto Soccorso.

I suoi parenti hanno detto di aver saputo che erano stati provocati da una violenta caduta contro un cassonetto a causa del suo stato di ebbrezza ma gli inquirenti pensano ad un violento pestaggio. Proprio questo motivo ha spinto Vettoretti, che si trovava a casa agli arresti domiciliari, a chiedere allo zio Angelo Palumbo di portarlo al Pronto Soccorso per andare a vedere come stesse il suo fraterno amico. Portandosi  dietro una pistola Glock calibro 9×21, forse pensando di trovare qualcuno degli aggressori.

Quando è arrivato all’ospedale ha chiesto allo zio di fermare l’auto per scendere di corsa e sparare i due colpi contro le auto sulle quali erano appena salite le donne che erano andate a cercare Cestari al Pronto Soccorso.

I testimoni (persone che si trovavano al Pronto Soccorso al seguito di persone sotto cura) hanno parlato di un uno sparatore dalla grande freddezza, dai movimenti sicuri e precisi come si vedono solo nei film.

Poi la fuga.

La spiegazione di tale gesto, in mancanza di altri dati contenuti nell’indagine, sembra da ricercare solo nella rabbia e nella violenza di Vettoretti alla notizia delle condizioni dell’amico deciso a vendicarlo ad ogni costo.

Vettoretti è anche lo stesso condannato a 5 anni per aver ferito gravemente un ragazzo in piazza Alfieri, a colpi di coltello, organizzando una spedizione punitiva con altri amici tutti residenti al quartiere Praia.

Nel corso delle indagini per la sparatoria, i poliziotti della Mobile, oltre alla dimestichezza con le armi (più di una) che Vettoretti deteneva a casa sua e che insieme agli amici ne provava il buon funzionamento, hanno anche intercettato un’intensa attività di spaccio di stupefacenti.

 

 

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Una risposta

  1. Asti sarebbe meglio abbatterla che continuare a vederla soffrire.
    Non mi sono mai imbattuto in un centro abitato privo di vita, Asti è il primo

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