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Cronaca
Tribunale

Castagnole Lanze: l’imputata di circonvenzione si difende: «Non ero la sua badante e a lei piaceva stare in Romania»

Ieri udienza fiume in cui si sono confrontate in aula le versioni dell’anziana vittima e la difesa della donna accusata di averle sottratto tutto e di averla “spedita” in Romania per 8 anni

Faccia a faccia ieri mattina in tribunale ad Asti per la prima e corposa udienza che vede imputata Anca Egorov e parte lesa Giuseppina, la donna di quasi 80 anni il cui caso ha fatto il giro delle tv nazionali ad inizio gennaio e che aveva raccontato qui la sua vicenda.

Egorov è accusata, fra le altre cose, di circonvenzione di incapace perchè avrebbe approfittato delle condizioni di grande fragilità dell’anziana alla morte del marito, per impossessarsi della sua casa, dei suoi conti e per farsi intestare una polizza vita da 170 mila euro oltre a farsi firmare una procura generale con la quale poteva decidere in tutto e per tutto sugli averi della parte offesa. Non solo, appena un anno dopo la morte del marito della donna, l’imputata l’avrebbe portata in Romania e lì l’avrebbe lasciata per 8 anni, fino al luglio del 2023.

Nell’udienza di ieri spiccano le due testimonianze più importanti: quella della parte offesa, Giuseppina, costituita parte civile con l’avvocato Pierpaolo Berardi e affiancata in aula dal curatore speciale e dall’amministratore di sostegno, rispettivamente gli avvocati Francesca Racconci e Giulia Gai. A fare da contraltare al suo racconto quello dell’imputata, difesa  dagli avvocati Roberto Ponzio e Stefano Caniglia.

Fra loro il pm Greco che ha seguito l’indagine fin dalla prima denuncia e il giudice Bertelli Motta chiamato a sentenziare su questo caso astigiano conosciuto in tutta Italia.

La signora Giuseppina, al microfono, ha ripercorso fedelmente e coerentemente sia quanto riportato nella denuncia di settembre, sia quanto in più occasioni raccontato durante svariate interviste. Ha ricordato che Anca era arrivata nella sua famiglia nel 2015 pochi mesi prima che il marito decedesse e che poi era rimasta perchè lei, vedova e senza figli,   non andava d’accordo con i parenti del marito originario di Castagnole Lanze. Non ha disconociuto le firme della procura speciale, nè quelle in calce alla polizza vita e nemmeno il testamento da lei redatto, ma è stata molto chiara: «In quel periodo ero affetta da una grave depressione e stavo così male da non capire cosa stessi facendo e non capito la portata di quello che stavo firmando. Ero sola al mondo e Anca era l’unica persona che si occupava di me».

Racconta così anche la decisione di andare in Romania per “cambiare un po’ aria” senza pensare che in quel Paese dell’Est Europa ci sarebbe rimasta per 8 anni, prima in una casa di riposo abusiva dove ha vissuto (e mangiato) malissimo e poi a casa della madre della stessa Egorov, una dimora molto modesta alla periferia di una cittadina.

«Io ho chiesto più volte di poter tornare a vivere in Italia, nella mia casa, ma Anca mi rispondeva che per me era meglio se vivevo lì e io non avevo la forza di oppormi perchè ero così debole emotivamente che non avrei saputo come fare senza qualcuno accanto, per cui sopportavo».

Sui conti prosciugati e sull’acquisto da parte di Anca di una tabaccheria a Santo Stefano Belbo ha detto di non ricordare assolutamente nulla e dunque di non aver mai autorizzato la donna ad utilizzare i suoi risparmi per pagarla.

Dopo tre mesi di permanenza alla casa di riposo di Castagnole Lanze, Giuseppina è tornata nella sua casa, anche se con grande amarezza: «E’ tutta disastrata, ci sono tubi rotti da cambiare, finestre da risistemare, mancano mobili e tante cose mie ma non posso fare i lavori, non ho più nulla, vivo di una misera pensione al mese».

Finita la deposizione ha scelto di tornare subito a casa, accompagnata dalle assistenti sociali del Consorzio Cisa che l’hanno presa in carico.

Di taglio completamente diverso la deposizione dell’imputata che ha scelto di sottoporsi al fuoco di fila di domande del pm e della parte civile.

Con foga ha voluto rispondere a tutto e spiegare punto per punto le accuse che le sono rivolte.

Partendo da un punto fermo: «Io non sono mai stata la badante nè di Giuseppina, nè di suo marito quando ancora era in vita. Io sono una geometra e l’uomo, nel 2016, capendo che si stava avvicinando la sua fine, mi aveva fatta contattare tramite un’amica comune perchè voleva sistemare le cose in modo da tutelare il futuro della moglie. Dunque io ho sempre lavorato per quella famiglia in veste di professionista tecnico, incaricata di contattare notai e avvocati per predisporre atti che salvaguardassero il passaggio del patrimonio a Giuseppina. E dopo la morte del marito ho continuato a tutelare i suoi interessi perchè lei era completamente sola».

Sull’invio in Romania dell’anziana ha detto che è stato fatto su consiglio dello psichiatra che aveva in cura la donna per depressione il quale riteneva che cambiare un po’  aria le avrebbe fatto bene. «Non era ospitata in una casa di riposo abusiva, ma in un albergo. Poi, quando lei mi ha detto che lì stava bene e non voleva tornare in Italia, l’ho mandata a casa di mia madre perchè potesse seguirla. Lei lassù ha imparato la lingua, aveva amici, usciva, aveva la possibilità di muoversi, di telefonare a chiunque e io ogni mese le ricaricavo una carta bancomat prepagata per le sue spese. E, qui in Italia, continuavo ad occuparmi della sua casa e delle questioni pratiche ed economiche ad essa collegata. E poi tutti sapevano che lei era in Romania e voleva stare lì».

Anche se, al suo ritorno in Italia e anche oggi l’anziana deve ripianare un importante debito con le varie utenze non pagate nel corso degli anni.

Sulla polizza vita l’imputata dice che addirittura lei non la voleva e che ricordava all’anziana di poter revocare in ogni momento il beneficiario. «Vero che mi pagò servizio foto, bomboniere e abito da sposa, ma per sua volontà, come regalo del matrimonio». E sulla tabaccheria Dante di Santo Stefano Belbo (nome del marito defunto della parte offesa) ammette di aver attinto ai risparmi di Giuseppina perchè all’ultimo la banca le aveva negato il mutuo e lei si era già esposta con alcune prime importanti spese. «Ma Giuseppina era perfettamente a conoscenza e fu proprio lei ad acconsentire al prestito per non farmi perdere quanto avevo già versato».

Facendo un’aggiunta: «Se stiamo a vedere, sono io che aspetto ancora 23 mila euro da Giuseppina, visto che non mi ha mai pagato le parcelle di tutti i lavori da geometra che ho fatto per lei».

L’udienza riprenderà fra un mese, quando verranno ascoltati i consulenti di parte sullo stato di fragilità dell’anziana, aspetto fondamentale per l’accusa di circonvenzione di incapace.

(Nella foto Giuseppina, la parte offesa, con gli avvocati Berardi e Racconci prima dell’inizio dell’udienza)

 

 

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