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Cultura e Spettacoli

Resta chiuso il Soundgarden,
molto più di un locale. Solo una pausa?

Non proprio un locale, ma nemmeno uno spazio espositivo. Il Soundgarden, cortile alberato in via Cattedrale, era uno spazio originale, diverso da tutti gli altri. “Era”, appunto: quest’estate,

Non proprio un locale, ma nemmeno uno spazio espositivo. Il Soundgarden, cortile alberato in via Cattedrale, era uno spazio originale, diverso da tutti gli altri. “Era”, appunto: quest’estate, dopo sei stagioni, l’esperienza non si ripeterà. «L’ho deciso soltanto due settimane fa – spiega Laura Valente, titolare e anima del Soundgarden – e il motivo è principalmente la stanchezza. Gestire uno spazio come questo richiedeva lavoro duro e un impegno organizzativo non da poco.» A questo si è sommata una stagione sotto tono nel 2014, dopo cinque estati fortunate in cui sono stati proposti concerti, esposizioni, installazioni.

Decine e decine gli artisti che qui hanno avuto l’occasione di entrare in contatto con il pubblico astigiano: «Ho chiesto loro di mettersi in gioco, volevo che l’arte fosse messa a disposizione di un pubblico più ampio, dimostrare che ciò che è originale non è per forza destinato a una ristretta cerchia di intellettuali. Volevamo cambiare prospettive, coltivare sensibilità. In parte penso che ci siamo riusciti, chi veniva al Soundgarden si interessava alle opere degli ospiti, ma in generale ho anche riscontrato poco coinvolgimento». L’impressione, prosegue Laura Valente, è che ad Asti la musica sia una proposta che funziona sempre. Tutto il resto suscita curiosità, ma raramente fa breccia.

«Sicuramente era apprezzata l’atmosfera, con i pouf, le luci soffuse, la musica a basso volume. Ricordo un evento che abbiamo organizzato insieme all’agenzia Design Kills You, per sottolineare l’intimità del Soundgarden. Chiedemmo al pubblico di spegnere i cellulari e di comunicare solo con il vecchio gioco dei bicchieri di carta, collegati con i fili.» Ora lo stop alle attività, che però potrebbe essere solo una pausa: «Occorre sempre rinnovarsi, può essere che un anno di riflessione ci aiuti a pensare a nuove attività».

Enrico Panirossi

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