«Con questo nuovo romanzo Laura Calosso ci stupirà. Non dovrà passare inosservato, in quanto tratta di una questione ambientale molto seria, basata su un meticoloso lavoro di approfondimento, ma anche di una vicenda sentimentale. Il romanzo, infatti, intreccia inchiesta giornalistica e narrativa».
Così Antonio Riccardi, direttore letterario di SEM (Società Editrice Milanese), ha esordito mercoledì in occasione della diretta Facebook per la presentazione del nuovo libro della scrittrice astigiana Laura Calosso, intitolato “Ma la sabbia non ritorna” e pubblicato appunto da SEM.
Noto poeta, scrittore e critico letterario, già direttore editoriale di Mondadori, Riccardi ha partecipato all’evento on line organizzato dalla libreria Alberi d’Acqua. Ad affiancarlo l’autrice del romanzo e il titolare della libreria, Beppe Gnesotto.
«Laura Calosso – ha sottolineato Riccardi – ha un rapporto molto vivace con la realtà, e questo aspetto del suo carattere mi ha colpito fin da quando ero in Mondadori (casa editrice che ha pubblicato nel 2011 il suo primo romanzo, intitolato “A ogni costo, l’amore”, ndr). Laura prende dalla realtà lo spunto su cui, dopo aver ragionato e riflettuto, costruisce un arco narrativo. La sua abilità consiste nel consegnare al lettore un libro di alta tensione emotiva, popolato da personaggi verso cui si palpita».
Dopo il grande successo de “La stoffa delle donne” (che la trasmissione televisiva Report ha utilizzato per l’inchiesta Pulp Fashion sui lati oscuri della moda) e “Due fiocchi di neve uguali” (sul crescente fenomeno degli hikikomori), entrambi pubblicati da SEM, Laura Calosso ha affrontato in questo romanzo un’altra drammatica emergenza. Ovvero il traffico internazionale di sabbia, secondo al mondo solo a quello di acqua, che mette in serio pericolo l’equilibrio del Pianeta.
La trama
Protagonista della storia è Elena, che ha da sempre un rapporto traumatico con il padre, arricchitosi negli anni ‘60 estraendo sabbia da una cava e distruggendo le dune.
La vita la porta a viaggiare per il mondo lavorando come giornalista freelance a vari reportage. L’ultimo riguarda le mafie della sabbia, organizzazioni criminali che rubano la preziosa materia prima a tutte le latitudini per venderla dove è più richiesta.
Lungo il romanzo, come accennato, corre parallelamente una tormentata storia d’amore.
«La protagonista – hanno sottolineato Riccardi e Calosso – si trova in una situazione sentimentale farraginosa. Tutto il libro è guidato dalla metafora tra la sabbia e l’amore. L’amore, come la sabbia, è una risorsa scarsa. Quando c’è scarsità si cerca di trattenere ciò che si ha, ma così facendo si provocano due conseguenze. Per quanto riguarda la sabbia si rompe il ciclo naturale del ritorno, per esempio costruendo frangiflutti che le impediscono di ritornare sulla spiaggia dopo una mareggiata. Per quanto riguarda l’amore, vincolandolo per paura di perderlo, lo si soffoca».
Il tema ambientale
La scrittrice si è quindi soffermata a fornire alcuni dati sul ciclo della sabbia. Ricordando innanzitutto che è un ingrediente primario, come l’acqua e l’aria, per cui non è realizzabile in laboratorio.
«Il ciclo della sabbia – ha affermato – dura ben 200 milioni di anni. Prima di arrivare al mare il granello di sabbia viene eroso dalla roccia e inizia il suo lunghissimo viaggio, durante cui trova diversi ostacoli causati dall’uomo (dighe, furti di sabbia dai fiumi…). Tanto che, ad un certo punto, il ciclo si ferma. Peccato che, in un anno, abbiamo un consumo di sabbia pari alla costruzione di un muro intorno all’Equatore alto 27 metri e spesso altrettanto. E se consideriamo che il cemento con cui si fa il muro è costruito principalmente con la sabbia, si comprende come il problema sia serio».
Il lavoro preparatorio
La scrittrice ha quindi risposto ad una domanda degli spettatori relativa a come nascono i suoi libri.
«All’origine dei miei romanzi – ha raccontato – c’è sempre un incidente della storia, qualcosa che mi attrae (nel caso di questo libro, la traduzione che ho fatto di una inchiesta sulla sabbia pubblicata dal New York Times, che mi ha incuriosita). Dopodiché passo mesi a cercare informazioni per fare il lavoro di preparazione, come se fosse una tesi di laurea. Tanto che la bibliografia per questo libro è sterminata. Alla fine non mi metto a scrivere niente. Lascio che il tema si allontani da me. Se poi c’è l’occasione, l’innesto, e la storia esce, allora scrivo un romanzo. Altrimenti nulla. Insomma, devo avere l’ispirazione da scrittore per procedere con la stesura del romanzo».
Elisa Ferrando