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A causa delle frontiere chiuse per il virus, non riabbraccia la sua famiglia da 50 giorni

Storia della lontananza forzata di un geometra astigiano da moglie e figli che vivono a Barcellona

Matrimonio a distanza

Tiene il conto dei giorni come facevano i soldati con la “stecca” che li divideva dalla libera uscita successiva.

Ma lui non è un soldato e la sua “libera uscita” è l’abbraccio affettuoso con moglie e figli che vivono a quasi mille chilometri di distanza e non li incontra ormai da 50 giorni a causa della chiusura dei confini fra Stati Europei come misura anticontagio.

E amarezza e nostalgia prendono il sopravvento.

Quella che raccontiamo è la storia di un matrimonio a distanza ai tempi del coronavirus.

Gianluca Nosenzo

Storia di un geometra astigiano

Lui è Gianluca Nosenzo, geometra originario di Celle Enomondo, dipendente Asl in ruolo tecnico,  sposato con una donna di Barcellona e padre di due figli: un maschio di 11 anni e una femminuccia di appena tre.

Un amore che è nato proprio insieme al nuovo ospedale di Asti. «Lavoravo alla direzione lavori del Cardinal Massaia che, come noto, erano affidati all’impresa spagnola Ferrovial – ricorda Nosenzo – Lì ho conosciuto dei colleghi spagnoli, siamo diventati amici e nel presentarmi un’amica spagnola ho conosciuto quella che poi è diventata mia moglie».

Lei non poteva lasciare Barcellona, per motivi di lavoro e di famiglia, così questo matrimonio si divide da anni fra Celle e la Spagna.

“Pendolare” fra Asti e Barcellona

«Fino a quando è nata la mia seconda figlia  -racconta Nosenzo – io lavoravo tutta la settimana ad Asti e nel fine settimana prendevo l’aereo e raggiungevo la mia famiglia a Barcellona. Da tre anni sono passato al viaggio notturno in autobus. Faticoso, ma ne vale assolutamente la pena».

Improvvisa chiusura agli ingressi

Ma è con l’emergenza coronavirus che la situazione è precipitata. Prima l’Italia e poi la Spagna hanno chiuso i loro rispettivi confini e annullato voli e viaggi. «Ho anche pensato di prendere l’automobile e fare il viaggio nella notte appena è stata diffusa la notizia della chiusura delle frontiere – confessa Nosenzo – ho contattato il Consolato spagnolo in Italia ma sono stato dissuaso, perché il rischio era quello di rimanere bloccato in Francia con la Spagna chiusa agli ingressi e l’Italia che non mi avrebbe consentito di rientrare a casa».

Così è iniziato questo lungo periodo di lontananza di Nosenzo da moglie e figli anche se è riuscito ad ottenere dall’Asl l’autorizzazione al telelavoro per qualche giorno alla settimana.

Uniti dalle videochiamate

«Non c’è modo di raggiungere la mia famiglia e i nostri unici contatti da 50 giorni sono le videochiamate su whatsapp. Che non fanno altro che ricordarmi la lontananza e il fatto che mia moglie sia da sola a reggere tutta la famiglia: lavora, bada a sua madre invalida, segue un figlio preadolescente e una bambina di tre anni. E io non posso aiutarla da qui».

Candelina spenta in diretta Facebook

Il 19 aprile era il compleanno della piccola e il compleanno è stato strano: «Ha spento la candelina in diretta in videochiamata, ma lei è piccola, non capisce perché suo papà non vada a trovarlo, perché non arrivi il sabato mattina e stia in famiglia per due giorni. Io la facevo giocare, guardavo i cartoni con lei, disegnavo per lei, la consolavo, la lavavo, l’accompagnavo al parco. Come si fa a spiegare a una bambina di tre anni che tutto quello che stiamo vivendo non è colpa di nessuno? Sempre più spesso non vuole parlarmi via whatsapp. So che è una reazione comprensibile e normale, ma fa molto male lo stesso».

E c’è qualcosa che fa ancora più male della lontananza forzata di queste settimane.

Incertezza su quando potrà tornare dalla sua famiglia

«E’ il fatto di non sapere quando potremo rivederci – spiega ancora Nosenzo – Non abbiamo date sicure in cui potrò riprendere un aereo da Torino per raggiungere la famiglia a Barcellona. Dipendep dalle decisioni dell’Italia, da quelle della Spagna sulla riapertura dei confini ai non residenti, dall’andamento dei contagi, dalle decisioni delle compagnie aeree. Non avere una data cui tendere, per quanto possa essere lontana, è psicologicamente devastante».

 

 

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