Il fascino di Aramengo continua a colpire blogger e divulgatori del web. L’ultimo in ordine di tempo il collettivo “Geopop”, progetto editoriale di divulgazione scientifica.
Spopola in questi giorni su Instagram il post di Alessandro Beloli (una delle anime di Geopop) dal titolo: “Aramengo: esiste veramente?”. L’influencer davanti al cartello di ingresso del paese – ormai la più fotografata tra le indicazioni stradali d’Italia – spiega ai suoi follower l’origine dell’espressione “andare a ramengo” (andare in rovina), ipotizzando, come tutti i piemontesi già sanno, che derivi dal luogo in cui venivano esiliate le persone condannate per reati finanziari del ducato di Asti durante il Medioevo. Una storia ormai lontana dalla realtà odierna di Aramengo.
Beloli propone anche l’altra ipotesi più probabile da cui deriva il nome di Aramengo, ovvero l’espressione latina “ad ramingum” che significava “allontanarsi” o “andare ramingo”, cioè ridursi a peregrinare senza beni di fortuna. Geopop, a questo proposito, fa un accostamento con il personaggio Aragorn de “Il signore degli anelli” che, nella saga di Tolkien, viene proprio definito “ramingo” prima di accettare di diventare re di Gondor.
Aramengo quindi rimane al centro di riferimenti storici o fantastici nell’immaginario collettivo anche nel XXI secolo, in piena era digitale e virtuale.
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