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Sole che sorgi replica all’Asti Pride: “Voler dipingere il Tricolore è apologia di Fascismo?”

Il presidente Franco Chezzi risponde alle accuse di neofascismo e ribatte: “Contro di noi attacchi squadristi”

Sole che sorgi replica alle accuse di neofascismo dopo la querelle con Asti Pride sulla riqualificazione del sottopassaggio Marconi

“Asti Pride ci dovrebbe spiegare dove sarebbe l’apologia di Fascismo nel voler dipingere con il Tricolore il sottopassaggio di piazza Marconi. Dove sarebbe l’apologia nell’andare a Dongo, un luogo storico, dove le gite organizzate dal Comune sono aperte a tutti e dove si è conclusa la seconda guerra mondiale, terminata la Repubblica Sociale e dov’è finita anche la vita terrena di Mussolini. Vogliamo solo essere lasciati in pace e non essere più attaccati in maniera squadrista e fascista”.

Il presidente dell’associazione Sole che sorgi, Franco Chezzi, replica con calma, ma con determinatezza, alle accuse mosse dall’associazione Asti Pride contro il sodalizio che rappresenta, quelle di essere neofascista e razzista. Lo fa incontrando i giornalisti insieme ad altri esponenti del gruppo che non prendono la parola lasciando che sia il presidente a rispondere alle varie questioni sollevate non solo da Asti Pride, ma anche dal Partito Democratico, dai consiglieri comunali di minoranza, dall’ANPI, dalla CGIL e da altri soggetti.

https://www.facebook.com/491777528023791/videos/562289754679004/

 

“Accuse che non sono vere – replica Chezzi – perché non siamo né fascisti, né razzisti e non abbiamo alcuna intenzione di organizzare eventi o manifestazioni che possano ricordare il Fascismo. Siamo stati letteralmente massacrati con insulti gratuiti, ma ci siamo dati la regola di non controbattere per evitare ulteriori strumentalizzazioni. Non nego – continua Chezzi – che questi giorni siano stati molti complessi a livello familiare e personale”.

Il Tricolore è apologia di Fascismo?

Il presidente di Sole che sorgi non alza mai la voce e si dice davvero sorpreso del clamore scoppiato intorno al progetto che il sodalizio ha presentato in Comune, a grandi linee, verso la fine di giugno (quindi dopo a quello proposto da Asti Pride). “Per me è imbarazzante rispondere a certe accuse perché come si fa ad essere etichettati come fascisti quando si vuole semplicemente dipingere il Tricolore? Anche il PD ce l’ha nel simbolo, quindi ci spieghi come mai per loro va bene e per  noi no? Io non ho mai nascosto le mie idee di Destra, – aggiunge Franco Chezzi – le rivendico apertamente, ma non ho mai fatto politica attiva. Noi siamo professionisti, anche persone che hanno servito lo Stato e che hanno fatto un giuramento sulla Costituzione”.

Alla conferenza stampa è presente anche il sindaco di Asti Maurizio Rasero (verso la fine arriverà il vice sindaco Marcello Coppo), ma è lo stesso Chezzi che ricorda di non aver avuto particolari contatti con l’attuale amministrazione comunale, salvo nel 2019 quando la Giunta concesse il patrocinio alla presentazione del libro  “Ero in guerra e non lo sapevo” di Alberto Torregiani.

“Sole che sorgi nasce per organizzare eventi, presentazioni di libri – spiega Chezzi – e vi posso già anticipare che abbiamo depositato istanza al Comune affinché intitoli una piazza o una via ai “Martiri delle Foibe”. Abbiamo altri scopi sociali, ad esempio intervenire sul degrado di alcune zone della città. Da qui il progetto di riqualificare il sottopassaggio Marconi. Non eravamo a conoscenza dell’altro progetto, quello di Asti Pride, ma non avremmo avuto alcun problema a collaborare con loro perché non abbiamo alcun intento persecutorio contro nessuno: è impossibile dividerci e odiarci perché vogliamo dipingere il Tricolore, la bandiera italiana quando c’è chi è morto per essa”.

“La foto della lapide su Mussolini l’ha rimossa Facebook”

Il presidente di Sole che sorgi non si ferma qui e torna a parlare della famosa targa in memoria di Mussolini comparsa nei post della pagina Facebook.

“Intanto non siamo stati noi a rimuovere quella foto, ma l’ha fatto Facebook (sul social è possibile segnalare post ritenuti “inappropriati” a vario titolo e Facebook può decidere di rimuoverli ndr), ma quella targa l’ha posizionata l’amministrazione comunale di Germasino dove Mussolini fu portato, dopo l’arresto, nella caserma della Guardia di Finanza. E’ una targa storica, che fa parte di un percorso storico e turistico che comprende altri luoghi legati alla fine della Repubblica Sociale e alla morte di Mussolini. Adesso abbiamo informato l’amministrazione di Germasino dicendole di stare attenta perché, tenendo quella targa, potrebbe essere accusata di apologia del Fascismo”.

Chezzi ha anche parole sulla seconda questione scoppiata in questi giorni, i valori di Dio, Patria e Famiglia espressi dal vice sindaco Coppo in alternativa a quelli che promuoverebbe Asti Pride.

“Ci riconosciamo in quei valori espressi dal vice sindaco Coppo, – spiega – ma rispettiamo coloro che ne professano altri. Per noi il Dio è quello giudaico-cristiano, la Patria è quella su cui camminiamo adesso, limitata da confini, perché è giusto che ci siano, e la Famiglia è quella tradizionale. Ma se per Asti Pride la famiglia è quella tra due uomini, o due donne, non c’è alcun tipo di problema, ci mancherebbe altro. Io non ho avuto figli, ma se avessi avuto un figlio che un giorno mi avesse detto di essere gay non l’avrai buttato fuori di casa. Tra i miei migliori amici c’è una coppia di ragazzi gay con cui vado molto d’accordo“.

Così, nelle repliche, Chezzi aggiunge che “la croce celtica sul logo di Sole che sorgi non è altro che un simbolo cristiano e il cavaliere raffigurato non è neanche San Secondo“.

Per quanto riguarda il futuro bando per riqualificare il sottopassaggio, il presidente anticipa le mosse del sodalizio: “Vedremo se partecipare o meno, probabilmente sì, ma non è la risposta definitiva. Certo se la nostra partecipazione al bando fa riscoppiare un altro pandemonio, allora potremmo dire basta”.

Massimo Santoro

“Il Duce e il Fascismo non hanno bruciato gli omosessuali”

A margine della conferenza stampa ha preso la parola Massimo Santoro che è intervenuto a titolo personale. Quest’ultimo ha voluto replicare alle parole della presidente di Asti Pride, Vittoria Briccarello. “Ha detto che il Duce e il Fascismo bruciavano gli omosessuali. Non è vero. In Italia non esistevano né campi di concentramento né campi di sterminio. C’erano campi di lavoro, ma c’è differenza tra essere incriminati per furto o per stupro. Al massimo gli omosessuali, durante il regime, venivano mandati al confino”.

Parole che, è probabile, daranno ancora il là ad ulteriori repliche andando oltre il casus belli del sottopassaggio Marconi mentre sabato pomeriggio, nel cortile del Diavolo Rosso, si svolgerà alle 17.30 l’ultimo appuntamento del Pride Week con la presentazione del libro di Simone Alliva “Caccia all’omo – Viaggio nel paese dell’omofobia”. Ingresso libero.

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Una risposta

  1. Oltre che a Dongo, i signori del “sole che sorgi” potrebbero fare una visita istruttiva alla Risiera di San Sabba a Trieste, dov’era in funzione un forno crematorio…

    Comunque in un momento come questo, la diatriba sulla “decorazione” del sottopasso/latrina mi sembra alquanto grottesca, tenendo conto del fatto che pochi giorni dopo che il lavoro sarà eseguito, le pareti verranno nuovamente imbrattate e vandalizzate come al solito.

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