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Attualità

Asti e il contenimento di cinghiali e caprioli: meglio la caccia o la sterilizzazione?

La Provincia acquista una maxi trappola e chiede all’Atc un maggior impegno negli abbattimenti; l’Atc risponde che bisogna cominciare a sperimentare altre soluzioni

Sempre di più e sempre più invasivi

Sempre più vicini alle case, sempre più nocivi alle coltivazioni, sempre più pericolosi sulle strade: sono i cinghiali e i caprioli, animali selvatici che imperversano e che stanno mettendo a ferro e fuoco le campagne, con un conto dei danni che non fa che aumentare di anno in anno.

La trappola per cinghiali in arrivo alla Provincia di Asti

40 mila euro di danni in più da un anno all’altro

E partiamo proprio da questi. L’Atc (Ambito Territoriale Caccia), a fine giugno, ha liquidato agli agricoltori astigiani poco meno di 180 mila euro di danni provocati dai selvatici riferiti all’anno 2018 tenendo conto che per l’anno 2019 erano aumentati di quasi 40 mila euro, totalizzando circa 218 mila euro di richieste avanzate da contadini che si sono visti campi e raccolti rovinati dal passaggio e dalle azioni distruttive di questi animali.
Per il 2020 i dati non ci sono ancora, ma non accenna a diminuire il trend in crescita, anche perché il lockdown di primavera ha dato una maggiore tranquillità e libertà di circolazione ai selvatici che non sono stati disturbati dalla presenza di mezzi e persone sul territorio.

In cinque anni registrati quasi 300 incidenti stradali provocati dai selvatici

Ma c’è un altro dato che fa riflettere sulla difficile convivenza con i selvatici ed è quello degli incidenti sulle strade astigiane che hanno avuto per causa proprio l’attraversamento di un cinghiale o di un capriolo: dal 2015 al 2020 se ne sono contati 294 distribuiti in tutti i Comuni, in tutti i periodi dell’anno e su ogni tipo di strada.

Il presidente Lanfranco e il consigliere delegato Massaglia

La Regione non rifinanzia il fondo per le vittime  degli incidenti dal 2011

Se per gli agricoltori professionali i danni dei selvatici possono essere ristorati almeno in parte dai fondi della Regione distribuiti dalle Atc, per gli automobilisti sono ormai vane le speranze di recuperare risarcimenti dal fondo appositamente attivato in Provincia perché dal 2011 la Regione non lo ha più finanziato. Dunque, l’unica speranza per vedersi ripagati i danni provocati da uno “scontro” con un cinghiale o un capriolo è quella di pagarsi un’assicurazione aggiuntiva sulla Rc Auto.
Di tutto questo ne è ben consapevole la Provincia e, al suo interno, il consigliere delegato alla Caccia Davide Massaglia, sindaco di Passerano Marmorito.
Insieme al presidente Lanfranco nei giorni scorsi ha inviato una lettera al presidente dell’Atc di Asti e provincia, Antonello Murgia, per chiedere una maggiore incidenza del lavoro delle squadre di “cinghialisti” sul territorio.

«Gestione inefficace»

I due esponenti della Provincia, senza troppi giri di parole, mettono l’Atc di fronte al fatto che l’attuale gestione del mantenimento dell’equilibro delle specie si è dimostrato poco efficace.
Elencando anche quali sono i motivi principali di tale insuccesso: «L’attività delle squadre durante la stagione venatoria non risulta sempre efficace e poi, nonostante l’ampia disponibilità da part edi questo ente a mettere a disposizione dei cacciatori tutti i mezzi necessari, alcune squadre spesso si sono dimostrate indifferenti e poco collaborative alla risoluzione dell’eccessiva presenza di selvatici».
E passa a suggerire alcune modifiche ai regolamenti di caccia al cinghiale, chiedendo di attivare la caccia di selezione come principale modalità operativa per contenere la proliferazione di caprioli e cinghiali; chiede poi di introdurre un punteggio fra le squadre che operano all’interno delle zone legato al raggiungimento di un numero minimo di capi da abbattere al di fuori dell’attività venatoria. Chiede anche che questo numero minimo di cinghiali venga abbattuto dandone prova all’agente di vigilanza venatoria provinciale.

In arrivo la maxi trappola acquistata dalla Provincia

Dal canto suo la Provincia si è presa l’impegno di un maggior impiego delle sue guardie venatorie e a giorni dovrebbe arrivare un acquisto recente: una grande gabbia che funziona come una trappola all’interno della quale possono venire catturati fino a 10 cinghiali per volta.
Un’attrezzatura che verrà testata su diverse parti del territorio e, se funzionerà, darà l’avvio all’acquisto di altre.
Pur rimanendo ancora da definire quale sarà il destino degli esemplari catturati.

L’ATC: «Le squadre di cinghialisti cominciano ad essere stanche»

Il presidente Murgia, ricevuta la lettera, non può non convenire con la Provincia sull’aumento dei danni e dei capi circolanti, ma, pur impegnandosi ad incentivare gli abbattimenti fa due considerazioni di taglio diverso.
La prima riguarda le squadre stesse di cinghialisti: «Teniamo presente che molte di esse cominciano ad essere “provate” dalla caccia al cinghiale. Ricordo che lo fanno a titolo gratuito mettendoci tempo, benzina, munizioni, cani e qualcuno non è più disposto. Inoltre, comunque la si pensi, la caccia è uno sport e come tale dovrebbe essere praticato a discrezione del cacciatore. Negli ultimi anni è diventato quasi un obbligo lavorativo, quello di uscire ogni settimana, a volte anche più volte, a caccia di cinghiale e solo di cinghiale. Se poi a tutto questo si aggiunge che i cacciatori sono sempre di meno, non credo che quella degli abbattimenti sia la strada più efficace».

Perchè non si sperimenta la sterilizzazione?

Il presidente Atc pensa ad un’altra alternativa meno cruenta.
«Non capisco perché la Regione Piemonte non intraprenda seriamente la sperimentazione con la sterilizzazione dei selvatici così come sta accadendo in altre nazioni. Nessuno fa investimenti in questa direzione.
Si pensa solo a sparare, ma la proporzione fra la velocità di riproduzione e quella di abbattimenti sarà sempre a favore degli animali».

Daniela Peira

 

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