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Attualità

Zone rosse, gialle, arancioni: contro il Coronavirus non c’è un problema di colori, ma di coscienza

Appello delle istituzioni a restare a casa e di attivare il telelavoro ovunque sia possibile farlo, in aziende private o nel pubblico

Dalle istituzioni un solo grande appello: restare a casa

Lo dicono tutti i politici locali nei loro video messaggi, lo ripetono i sanitari, lo sottolineano le istituzioni che stanno affrontando la più grave crisi sanitaria degli ultimi 50 anni e, da ieri, lo intima un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri: si deve stare a casa se non si ha un’urgenza indifferibile (lavorativa, sanitaria o familiare) che ci obblighi a uscire. Non c’è altro modo per dirlo: la casa, in questi giorni, è il posto migliore dove trascorrere il tempo, anche se questo ci sottrae momenti di socializzazione con gli amici, ci impedisce di giocare la partitella di calcetto, di fare shopping nei centri commerciali o nei piccoli negozi di prossimità.

E’ un’evidente restrizione alla nostra libertà di andare e venire quando ci pare, ma anche un danno economico per i negozianti che già dovevano affrontare ben altri problemi. Ma è una restrizione necessaria per contenere il nemico comune, perfido in quanto abile nel nascondersi alla vista dei più. E’ un sacrificio che possiamo e dobbiamo fare come comunità nell’interesse dei più deboli, degli anziani, dei malati cronici, di chi, se fosse contagiato dal Covid-19, rischierebbe di finire in un reparto di rianimazione dove i letti scarseggiano e dove i sanitari, i veri eroi di questa partita, stanno dando l’impossibile per curare tutti anche a costo di ammalarsi a loro volta.

Perché il Coronavirus è un problema di tutti, nessuno escluso, degli ammalati quanto dei sani. E’ un problema sanitario, economico, sociale, politico che si traduce in numeri sempre più crescenti sia per contagiati e deceduti, sia per i danni economici che peseranno a lungo sulla nostra regione e, più in generale, sull’Italia.

E’ stato autorizzato ogni tipo di telelavoro

Il Decreto, per venire incontro all’esigenza di far muovere meno possibile le persone, specie i lavoratori dipendenti, ha previsto il via libera senza alcun vincolo particolare allo smart working: dipendenti pubblici o privati che possono lavorare in remoto da casa, usando un computer, uno smartphone e un telefono, possono farlo e i datori di lavoro devono sostenere questa rivoluzione smart che potrebbe cambiare, anche dopo l’emergenza, il modo di lavorare. Non tutti possono attivarsi in questo senso e così ci sono le deroghe di spostamento da un territorio all’altro solo per recarsi sul luogo di lavoro (sebbene si tratti di misure che rendono più blande le disposizioni restrittive contro il virus). Anche il vice presidente della Regione Piemonte Fabio Carosso invita le aziende, e più in generale i datori di lavoro, ad autorizzare ogni genere di smart working. “Chi può lavorare da casa collegandosi via web può farlo tranquillamente” spiega Carosso.

Basta assalti ai supermercati

Purtroppo, questa mattina, molti astigiani hanno dimostrato di non aver afferrato il concetto dello “stare a casa”  e l’invito a evitare i luoghi affollati. Così si sono riversati in massa nei supermercati come facevano gli indiani negli assalti alle diligenze. Risultato? Assembramenti di persone in barba alle distanza di un metro prevista dal Decreto, scene da film apocalittici, lunghe code davanti ai grandi market e, in definitiva, ulteriori possibilità di venire a contatto con soggetti potenzialmente positivi, benché asintomatici.

Non è un’ipotesi così remota se pensate che il presidente della Regione Alberto Cirio, positivo al Covid-19, è asintomatico e si è sottoposto al tampone solo dopo aver saputo del contagio di Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio con cui aveva avuto un incontro istituzionale pochi giorni fa. Il virus non si presenta in pompa magna annunciato da una banda musicale ed è per questo che il Governo ha disposto misure restrittive sui locali pubblici con serrate di bar e ristoranti dopo le 18 o la chiusura dei centri commerciali nei festivi e pre festivi. Sì, ma se vado prima delle 18 non sono esposto a rischi? Evidentemente sì, ma il Governo ha deciso di addolcire la pillola sempre a condizione che bar e ristoranti rispettino le distanze di sicurezza tra i clienti.

“Bisogna evitare gli spostamenti non necessari e i contatti sociali che si posso evitare – sottolinea il presidente della Provincia di Asti Paolo Lanfranco in un video pubblicato su Facebook poco fa – Evitiamo ogni contatto non necessario, posticipiamo in altro momento ogni tipo di attività. La salute viene prima. E’ un impegno per tutti ed è un dovere morale”.

Non fatevi tentare da chi dice che è una banale influenza

Quella che gira non è una banale influenza e i 366 decessi già avvenuti dall’inizio dell’epidemia non sono banali numeri di una banale statistica, ma persone che pochi giorni fa erano vive e che oggi non ci sono più dopo aver contratto il Covid-19. La medicina dice questo, la scienza ci esorta a stare attenti: se un vostro parente, amico, o anche un vostro contatto su Facebook sostiene che si tratti di balle, di un lavaggio del cervello, di cospirazioni per distrarre l’attenzione dai veri problemi del Paese non dategli retta e non allentate la guardia. Lasciamo stare per qualche settimana i fantomatici nemici tanto cari ai complottisti del web e indirizziamo i nostri sforzi per sconfiggere la vera minaccia che nelle ultime due settimane ha mostrato chiaramente cosa può fare.

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