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Otto Marzo

Asti, storie di donne, di panchine rosse, di tribunale

Monologo per l’8 Marzo all’ingresso del Palazzo di Giustizia con musiche dei ragazzi della Goltieri

Cerimonia insolita dedicata alla ricorrenza dell’8 marzo quella che si è tenuta all’ingresso del Palazzo di Giustizia di Asti.

Su organizzazione del Comitato Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Asti, è andato in scena un monologo dell’avvocato Cristina Preti (con un parte finale affidata al collega Maurizio Lamatina) intervallato dalle musiche degli studenti del corso musicale della classe terza dell’IC2 Goltieri, preparati dalle professoresse Mariagrazia Reggio, Simona Scarrone e Alina Maria Taslavan.

Rappresentanti di avvocati, giudici e pubblici ministeri hanno ricevuto il benvenuto e il ringraziamento di Mara Demichelis, presidente del Comitato Pari Opportunità dell’Ordine Avvocati e di Barbara Odarda, componente. E’ stato ricordato che la mimosa era il fiore che i partigiani regalavano alle staffette e non poteva mancare sulla panchina rossa comparsa da qualche settimana ma ufficialmente inaugurata martedì insieme ad un ulteriore allestimento floreale permanente.

Una panchina donata da una donna che ha voluto mantenere l’anonimato ma che ha scelto la frase incisa sulla spalliera: “Perchè chiunque vi trovi accoglienza”.

Impossibile non ricordare il dolore e la disperazione delle tante donne ucraine che stanno vivendo questi terribili momenti di guerra e un minuto di silenzio è stato il modo più riflessivo con il quale si è scelto di non dimenticarle.

Il testo del monologo

Di seguito il testo del monologo scritto e interpretato da Cristina Preti.

 

LA DONNA SULLA PANCHINA

 Eccomi qui, seduta sulla panchina, come mia madre 50 anni fa……

Mi rivedo bambina… vivace, desiderosa di fare amicizia e di giocare, indistintamente con maschietti e femminucce (come era solito nominare i bambini a quel tempo), per togliermi dalla solitudine di figlia unica, desiderosa di incontrare i coetanei e liberarmi dal gioco solitario tra le mura domestiche….

 

C.:“ Ciao bambino, mi vuoi fare amico?

C’è da dire che non ci sono bambine in circolazione e l’unico modo per agganciare i pochi maschi presenti è un timido approccio, con una frase diretta ma semplice, nella fervida speranza di giocare a palla…

B.:“No!”

  1. E perché no?”

B.: “Non vedi? Stiamo giocando a pallone…tre contro tre…non c’è posto per te…e poi sei una femminuccia….”

Risate generali dei bambini….. “Ah Ah Ah!!!”

Alcuni di loro si rotolano perfino a terra dal ridere, guardandomi chi in modo schifato, chi con curiosità, subito sopita dal dileggio generale imposto dai più massicci del gruppo.

Con aria totalmente serena, cercando di guadagnare qualche punto ai loro occhi, per poter ottenere il permesso di far parte del gruppo di giocatori, tento uno spavaldo:

C.” Perchè ridete? Io so giocare a pallone! Mettetemi alla prova! Io vedo sempre le partite in TV e so come si fa…..”

  1. Tu non sai giocare, sei una femminuccia, sei una femminuccia, sei una femminuccia……”

Le risate ed il ripetuto “femminuccia” mi fanno salire i nervi……Come possono pensare che io non sia in grado di giocare con loro, di provare a fare gol, di guadagnarmi una pacca sulla spalla per una bella giocata e poi … ma che ci vuole a tirare calci ad un pallone….Provate voi a vestire e svestire le Barbie, a pettinarle, a fare i dialoghi con Ken insieme alle amiche, inventando storie d’amore, con relativa nascita di figliolanza, a bisticciare perché è la mia Barbie e non quella delle altre amichette colei che conquista il cuore dell’unico Ken a disposizione….. Che poi…. Parliamone…….. Ken ha i capelli di setola bionda, la faccia da scemo imbambolato e non è snodato come Barbie!……….Parliamone….

Un calcio al pallone…..Che sarà mai!…………………

Nella mia testa di bambina iniziava a formarsi l’idea che il maschietto fosse decisamente basico, nelle espressioni di gioco, nelle esigenze primarie (merendine, palla e figurine), decisamente privo di apertura di orizzonti….

E in più io la possedevo una palla proprio perché sapevo che, se incontravo un gruppo di maschietti, quella sarebbe stata l’arma segreta per convincerli a fare amicizia e giocare…..Ci pensate? Sarebbe bastata una palla! Niente di paragonabile alle mie amiche femminucce…..Ah…quelle sì che erano difficili da conquistare…..Ultimo vestitino della Barbie (quello con gli accessori, borsetta e scarpa col tacco), casa della Barbie con ascensore con la corda, il dolce forno che faceva dolci veri……….

Non c’era paragone!

Per non darla vinta ai maschietti, cominciavo perfino a giocare da sola, tirando gol fortissimi alla panchina, costringendo mia madre a spostarsi per scansarli…..

  1. tira un calcio alla palla e colpisce la panchina

In quel periodo storico, nella mia testa ed in quella delle mie amiche più curiose, prendeva corpo l’idea che, per farsi strada nella vita, occorreva guadagnarsi fama di “femmina/maschio”, in grado di giocare contemporaneamente con la Barbie e con il pallone, insomma un tertium genus che fosse apprezzato dall’universo mondo….non bastando le sole qualità femminili per essere considerate degne di ammirazione.

Tra l’altro, l’abbigliamento del tempo non aiutava: calzette bianche, scarpe di vernice nera, vestitini corti e chiome fluenti……Danza classica, violino  quelle regole di buona educazione e di stile femminile aggraziato e gentile che dovevano formare la donna del domani……

Anche in classe, le bambine si distinguevano per buon comportamento, rispetto alla generalità dei colleghi maschi, oltre che per impegno e risultati…..nettamente migliori, quasi sempre, di quelli maschili…….

Poi, poco alla volta, i ruoli donna/uomo cominciavano a delinearsi in modo più sereno, senza forti contrapposizioni o necessità di dimostrare, a tutti i costi, di essere donna/maschio/forzuta……La femminilità, insomma, prendeva il sopravvento ed io e le mie coetanee cominciavamo a capire che le “differenze” tra generi non sempre erano uno svantaggio e che venivamo apprezzate proprio per quelle caratteristiche che, pochi anni prima, ci facevano schernire come “femminucce”…..

Ah…..che divertimento!………Quegli stessi goffi maschiacci con le ginocchia sbucciate e piene di fango cominciavano a fischiettare!……

 

Eh sì…..qualcosa cambiava…..Gli adolescenti mollavano la palla e cominciavano a fare i pavoni….e come si gonfiavano…..prima erano sodali di gioco….ora  rivali nel gioco più antico del mondo…..

Ed io? Io ero dibattuta nel nuovo gioco di ruolo, del quale, a dire il vero, non capivo le regole…..Non sapendo cosa fare, ovviamente, prendevo spunto dalle mie amiche…..I consigli più in voga: Ti piace? Ignoralo…..Non ti piace? Fai finta che ti piaccia così il primo, che hai ignorato, ti correrà dietro perché il secondo gli dirà che tu stai abboccando….Non c’è nulla di meglio che far ingelosire il maschio…..Se capisce che tu sei interessata ad un altro…ti cercherà, sbaverà, farà di tutto per conquistarti, perché l’uomo è cacciatore e, se saprai creare la giusta gelosia, gli farai perdere la testa! Per non parlare del triangolo amoroso:

-schifi quello che ti piace (belloccio)

– vai al cinema con il suo migliore amico (bruttino)

– vai a ballare con il secondo migliore amico (decisamente cesso)

……Hai capito?….

…. Sì…tutto chiaro…..non dico la verità al primo (e cioè che mi piace da morire), non dico la verità al secondo (il cinema mi fa schifo), prendo totalmente in giro il terzo (ballo a mattonella col più brutto della compagnia)….Ok sono pronta!

Risultato:

– il belloccio si fidanza con la mia amica (la sua era una mossa per soffiarmelo)

– quello del cinema dice a tutti che sono una stronza

– quello del ballo dice che mi ha portata alla festa per farmi un piacere….

Insomma….un disastro…..

Nella mia testa di adolescente si fa, quindi, strada l’idea che l’uomo sarà pure cacciatore, ma la donna, per essere preda, deve essere davvero brava, perché deve fingere di lasciarlo cacciare per dargli il contentino di gran guerriero, quando, in realtà, e lei a condurre la partita!

Altrimenti la battuta di caccia non riesce………………

 

Quella che nell’infanzia e nell’adolescenza/prima giovinezza è considerata pur sempre una partita (il pallone c’entra sempre quando si parla di uomini…), tende a diventare idillio/unisono/incontro d’amorosi sensi quando si trova l’amore….il vero amore…..

Ah cara panchina!

Non c’è niente da fare….ora accarezzo il tuo ferro rosso, riverniciato così tante volte che, ormai, ne ho perso il conto!

La corrosione della vernice è un po’ dipesa dalle instancabili sedute di me e del mio amore/cuore trafitto…..

Quanto ci siamo seduti su di te, abbracciati, avvinghiati, quasi redarguiti dai colpi di tosse degli anziani che, dopo quelle due/tre ore di sospiri, speravano di sedersi tranquilli a godere del tramonto….

 

Ah il tramonto…..quello era tutto nostro….

U.” Ti amo”

  1. “Io di più”

U.” No. Di più io”

C.”No, più io, più, più, più”

  1. “ Sei l’altra metà di me”

C.” Sono l’altra metà di te”

U.”Non ci lasceremo mai”

C” Nessuno potrà dividerci”

E dopo infinite sedute sulla panchina, ritenendola un po’ scomoda per consumare tutto quel divin amore, i due finivano per cedere alla più impegnativa delle domande:

U.” Vuoi sposarmi, rendendomi l’uomo più felice del mondo?”

E la sventurata……………. rispose……………..

Quel che succede dopo è storia personale di ogni donna. Non conta tanto quel che succede:

Matrimonio felice?

Separazione?

Figli?

Nessun figlio?

La storia di ognuna è diversa; alcune si sono perse accanto ad uomini sbagliati, altre hanno trovato la piena realizzazione all’interno della coppia, altre hanno dovuto spezzare la coppia per rinascere e continuare a vivere……………..

 

Cara panchina, quel che conta è che tu sei stata sempre presente nella mia vita (la donna accarezza la panchina)

Hai accompagnato momenti lieti e momenti tristi.

Mi sono trovata tante volte, con la testa tra le mani, a pensare se stavo facendo la cosa giusta, se ero felice, se avevo fallito in qualcosa, se dovevo cambiare qualcosa nella mia vita…….

La donna si prende la testa tra le mani, poi alza lo sguardo e vede che si avvicina un uomo.

U:”Posso sedermi? Se le do fastidio, me ne vado….è solo che ho visto che c’è un po’ di spazio….Tutto bene? La vedo pensierosa…..”

C.:” Prego….c’è spazio……..sapesse quanto spazio c’è su questa panchina. Sa….questa panchina è come la vita di una persona…………………C’è spazio per tutto e per tutti: per la propria mamma, che assiste alla partita di pallone solitaria della sua bambina testarda, per i fidanzatini di Peynet, per gli amori grandi della vita, per le donne sole, per le donne felici, per le donne che si siedono qui a pensare…..e, non si preoccupi, c’è spazio anche per gli uomini…..”

 

perché chiunque vi trovi accoglienza

 

(Fotoservizio Ago)

 

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