Si sono aperte pochi minuti fa e andranno avanti fino alle ore 20 le elezioni per il rinnovo del Consiglio provinciale astigiano. Sono chiamati ad eleggere il Consiglio (ma non il presidente il cui mandato dura 4 anni e scadrà in primavera) 1.315 elettori, tutti i sindaci e i consiglieri comunali attualmente in carica.
Elezioni che saranno senza particolare suspense dal momento che è candidata una sola lista con gli stessi consiglieri provinciali uscenti cui si aggiunge il sindaco di Nizza Simone Nosenzo.
Così ad essere eletti saranno Barbara Baino (sindaco di Mongardino), Paolo Bassi (consigliere comunale di Asti), Angelica Corino (consigliere comunale di Canelli), Ivan Ferrero (sindaco di Mombercelli), Andrea Gamba (sindaco di San Martino Alfieri), Andrea Giroldo (consigliere comunale di Moncalvo), Davide Massaglia (sindaco di Passerano Marmorito), Simone Nosenzo (sindaco di Nizza M.to), Francesca Ragusa (consigliere comunale di Asti) e Francesca Varca (consigliere comunale di Asti).
Come nelle elezioni precedenti, si voterà, oltre che al palazzo della Provincia ad Asti, anche nelle sedi comunali di Castelnuovo Don Bosco e Nizza Monferrato per permettere a tutti gli amministratori una maggiore fruibilità di voto.
L’appello del Comitato AstiOltre
Proprio sulle elezioni provinciali, ma soprattutto sul ruolo che questo Ente dovrà recuperare nel prossimo futuro, interviene il Comitato spontaneo AstiOltre.
«Avevamo visto giusto alcuni mesi fa – scrivono dal Comitato – Le Province, istituzioni previste dalla Costituzione, devono avere un futuro in linea con lo status che la Carta attribuisce loro come elementi costitutivi della Repubblica. E lo avranno. A patto che sappiano recuperare, da subito, un ruolo decisivo di coordinamento e programmazione territoriale in una fase cruciale per il nostro futuro come quella che si apre proprio ora con l’uscita dei bandi per i fondi del PNRR. È un’occasione unica e irripetibile che Asti non può permettersi di sprecare. Realtà a noi contigue, a partire da Cuneo, si stanno muovendo. Non ci saranno scuse se non sarà in grado di farlo anche la nostra classe dirigente. E i danni saranno pesanti per tutti. Occorre mettere in campo strategie e capacità di progettazione, da subito. In attesa di nuovi poteri e fondi la Provincia diventi contenitore di idee di programmazione e sviluppo, un laboratorio in cui si pongono le basi per il futuro del nostro territorio».
Da AstiOltre anche un’osservazione sulle recenti querelle politiche locali che hanno visto l’Ente guidato da Paolo Lanfranco in contrapposizione con altri soggetti ed enti locali, in primis sulla partita del PNRR, ma non solo.
«Gli ultimi mesi – commentano dal Comitato AstiOltre – hanno visto il vertice della Provincia impegnato in una battaglia di principio per il ripristino a livello locale di una corretta dialettica istituzionale che riporti il momento delle scelte strategiche, vitali per lo sviluppo, nei corretti ambiti istituzionali, spesso surrogati da poteri impropri delegati a soggetti economici di diritto privato come Fondazione bancaria e gli stessi Gal (Gruppi di azione locale) per la gestione di cospicui fondi europei: ambiti in cui, a livello astigiano, appare impossibile non vedere intrecci di poteri e concentrazioni di ruoli in poche persone a dir poco inopportuni e censurabili dal punto di vista etico (ammesso che si possa ancora, come vorremmo, parlare di etica a proposito di politica, intesa come servizio). Occorre ridare forza alle Province, il solo Ente intermedio che, sia pure con elezione di secondo grado, rappresenta tutti gli oltre duecentomila cittadini, può esprimere capacità di sintesi in termini di programmazione di strategie di sviluppo e coesione territoriale tra tutti i 118 Comuni. Ci auguriamo che gli amministratori comunali, delegati al voto in nome e per conto degli elettori che li hanno a suo tempo espressi, sappiano scegliere per il nostro territorio la classe dirigente migliore, capace di non appiattirsi, ribadiamo, su scelte di corto respiro in un sistema di potere che riconduce sempre e comunque alle decisioni ristrette nelle mani di pochissime persone che di volta in volta ricoprono ruoli, in evidente conflitto di interessi, di elargitori di fondi e controllori del buon esito degli stessi».