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Cronaca
Il caso

Asti, famiglia irrompe al pronto soccorso dove minaccia medici e infermieri e danneggia i macchinari

È successo domenica quando i parenti di un giovane ricoverato hanno anche aggredito verbalmente gli operatori – Il Nursind: «Prendere oggi stesso i dovuti provvedimenti»

Episodio di violenza, domenica pomeriggio al pronto soccorso di Asti, dove alcuni parenti di un ricoverato sono entrati con la forza aggredendo verbalmente gli operatori, spaventando le persone in attesa e, soprattutto, distruggendo con un estintore materiale sanitario. «Sono stati causati danni a una ambulanza, a una parete, a una cardiolina e a un defibrillatore – spiega il dottor Claudio Lucia, presidente dell’Ordine dei Medici di Asti – Ma quello che voglio sottolineare è che la violenza fatta in un pronto soccorso è una violenza molto grave perché mette in pericolo la sicurezza di tutti e va a sommarsi ai problemi che già sussistono per gli operatori sanitari i quali, invece, hanno bisogno della massima serenità per svolgere il loro delicatissimo lavoro».

Nonostante le porte blindate e la presenza della sicurezza, nulla si è potuto fare per fermare questi aggressori. «Viviamo in un mondo violento, con la guerra alle porte, – si è rammaricato il presidente dell’Ordine – abbiamo baby gang, aggressioni fuori dalle discoteche, nelle metropolitane e, addirittura, in numerosi videogiochi per i più piccoli c’è violenza. Quello che possiamo fare, se uniti, è di cercare il modo di contrastare queste barbarie. Ringrazio le forze dell’ordine – conclude – per il tempestivo intervento che ha evitato il peggiorare della situazione».

Anche il sindacato delle professioni infermieristiche Nursind condanna l’accaduto: «Non è la prima volta purtroppo che si parla di ospedale e, nello specifico, di pronto soccorso, per eventi di questo tipo. Proprio per questo, mesi fa erano stati deliberati interventi sulle infrastrutture e non solo, finalizzati alla messa in sicurezza del presidio ospedaliero. Tuttavia, la scadenza che era stata prefissata, 1° luglio, non è stata rispettata e, a parte l’incremento del numero di guardie interne nelle ore notturne, nulla di quanto promesso è stato reso attuativo. Non può accadere che chiunque entri in ospedale possa anche solo pensare di comportarsi come gli pare e restare impunito».

Il Nursind è stanco di non avere risposte su questi temi e si rivolge direttamente a coloro che dovrebbero garantire la sicurezza di medici e infermieri: «Non devono essere i singoli operatori a denunciare in prima persona esponendo se stessi e le proprie famiglie a ulteriori rischi – continua il sindacato – Nel momento in cui intervengono le forze dell’ordine, i colpevoli vanno fermati e portati negli uffici opportuni e puniti. Per la denuncia deve essere l’Azienda semmai a esporsi. Adesso, non domani o ancor peggio, fra mesi per poi diventare mai e finire nel dimenticatoio, vogliamo risposte e soluzioni. Anche questa volta, per fortuna, nessuno è risultato ferito gravemente, ma ci è mancato poco, Ci domandiamo: dobbiamo aspettare che ci scappi il ferito o addirittura il morto perché si prendano, finalmente, seri provvedimenti?»

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